Filippo M. Caroti - Narcissistic Portraits

Come sapete che la Terra non è l'Inferno di un altro pianeta? (Aldous Huxley)




Non è un punto, è un punto e virgola. Non ho 80 anni, non sono nessuno e quindi -per fortuna- non ho finito di dire tutto quello che avevo da dire sul ritratto, ma sento che una fase della mia vita se ne sta andando e una nuova sta arrivando. Questo è il senso di questa serie di fotografie: raccontarmi e raccontare al mondo il sofferto percorso negativo che l'essere umano ha vissuto dentro di me negli ultimi tre anni, un percorso che è partito da un sentore di disagio sociale ed esistenziale e che è andato sviluppandosi man mano nella direzione dell'angoscia delle relazioni, per poi prendere sempre più la forma paranoica della rivendicazione astiosa, della solitudine e del senso di abbandono, perchè non riuscivo ad accettare la frustrazione di un dato di fatto che a tutti gli altri pare elementare: non sono il centro del mondo. E la sequenza di queste foto vuole proprio dare il senso dell'ineluttabilità di un mondo che gira sempre dannatamente uguale agli occhi di chi vorrebbe esserne il centro senza riuscirci, di chi si sente sempre in credito verso gli altri; persone continuamente in bilico tra illusione e gelida disillusione, tra aspettative e attenzioni disattese; persone che non sanno dire se il loro senso di assoluta e maledetta diversità sia concreto o tutto sommato imposto dal ruolo. Narcisisti, li chiamano: persone come me.

Filippo M. Caroti


Non ero preparato. Semplicemente, non ero preparato a quello che avrei visto. Ma lo sarei mai stato preparato? Sì, è vero, qualche fotografia la conoscevo, ma viste così, tutte insieme, l'effetto è diverso. Un disegno d'insieme traspare. Filippo, la sua introduzione lo conferma, dimostra una lucidità acuta. Lo specchiarsi nei volti altrui, lungi dall'abbagliarne la coscienza, pare esaltare il suo gioco interiore, fatto di sottili perversioni, di proiezioni fantastiche su ogni essere umano, meglio se femminile, che per incidente gli risvegli echi delle sue circonvoluzioni mentali. La fotografia gli pone in mano l'arma ideale per realizzare concretamente i suoi parti negri sui corpi di chi ritrae. Donne piegate al suo teatro feticista, uomini rispettabili distrutti in sorrisi ferocemente rivelatori di miserie secolari (ogni riferimento allo scrivente è puramente voluto), un'umanità intensa, a tratti anche molto bella a vedersi, ma sempre con qualche conto che non torna.
Sono davvero i ritratti caleidoscopici di un Narciso al quale qualche dio malvagio abbia infranto l'adorato specchio.

Fulvio Bortolozzo































©1998-2001 Filippo M. Caroti