21/09/00

Campi di oscillazione



Enzo Obiso, "Occhi d'artista", 2000.

La fotografia, all'incrocio dei linguaggi artistici contemporanei, occupa uno spazio sempre più importante.

L'evento artistico caragliese, realizzato dall'Associazione Marcovaldo con il contributo dell'Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte, fa parte di un piano di più ampio respiro volto a coniugare la valorizzazione di un territorio omogeneo, le terre dell'antico marchesato di Saluzzo, con la presenza in loco dell'arte contemporanea internazionale.

In questo senso, Tiziana Conti, curatrice della mostra, ha selezionato trenta artisti le cui opere possano rappresentare interessanti punti di riflessione sullo stato delle arti visive di fine millennio. Per dare sviluppo cronologico alla sua tesi di fondo, la curatrice ha scelto di suddividere la mostra in due sezioni, peraltro non delineate al meglio nonostante la suggestione del luogo scelto: un ex convento ottocentesco interamente occupato dalle opere sparse nel giardino, nel loggiato chiostrale e nelle singole celle dei monaci.

La sezione storica intitolata "Anticipazioni" raduna dieci artisti che si sono contraddistinti nel passato per la marcata carica innovativa della loro ricerca linguistica. La sezione "Prospettive" presenta i restanti venti artisti considerati come rappresentativi delle principali tipologie del linguaggio artistico attuale.

Per lo specifico di Mocambo, è interessante notare che, mentre nella prima sezione solo Georges Rousse usa la fotografia come mezzo di presentazione finale del suo lavoro di intervento pittorico-anamorfico sugli ambienti reali (Turin, Murazzi, 1999), la metà degli artisti della sezione "Prospettive" se ne avvalgono in vario modo. Parrebbe che il Combattimento per un'immagine, oggetto dell'epocale esposizione alla GAM di Torino nel 1973, stia volgendo a definitivo favore della fotografia. Probabilmente siamo in realtà solo di fronte ad uno dei campi di oscillazione sui quali Tiziana Conti pone l'accento. A testimoniarlo sta il fatto che se è vero che la fotografia viene ormai impiegata frequentemente dagli artisti contemporanei, non è meno vero che in questo passaggio viene sempre più spogliata della sua peculiarità tecnica sino a ridursi spesso ad essere solo un componente di operazioni ed installazioni più complesse.

Nel caso di Alan Balzac, pittore attento al valore testuale dell'opera, la fotografia è impiegata per dare sfondi di banalità domestica a frasi ad essi sovrimpresse (Every day my confusion grows, 2000). Da notare che Balzac sceglie come supporto la tela, ma stampata a getto d'inchiostro, con tutto l'effimero della durata di questa tecnologia al tempo e alla luce solare. Robert Gligorov, che usa la fotografia per fissare le sue impressionanti contaminazioni del corpo umano, è qui rappresentato, oltre che da una notevole installazione, da una fotografia di rosa sessuata quanto mai icastica (Rosa, 1999). Susy Gòmez si affida invece ad una fotografia dell'impronta di labbra femminili (Kiss, 1997-99) in grandi dimensioni, di buon effetto. Roni Horn, propone alcune stampe offset, scelta curiosa, di aspetti monotoni dell'ambiente islandese. (Suite n°4, 1991). Karen Knorr prosegue la sua fredda indagine concettuale sugli stereotipi culturali con la serie dei Musei, dalla resa fotografica nitidissima e "all focus" (The analysis of beauty connoisseurs, 1988). Marcello Maloberti estrapola, dai video di sue azioni, delle stampe in digitale di mera funzione testimoniale della messa in scena (Per valutare il disfacimento ecc., 2000). Miltos Manetas interviene pittoricamente su stampe ottenute dalle schermate dei videogiochi (untitled, 1997). Giovanni Manfredini imprime il corpo umano su carta trattata  chimicamente, quasi dei Rayogramme, con risultati di efficace drammaticità (Tentativo di esistenza, 1999). Enzo Obiso, degli artisti presenti, è il più autenticamente e profondamente legato alla specificità del mezzo. In questa occasione presenta due suggestive installazioni realizzate con stampe fotografiche in bianco e nero di piccolo formato, nella prima delle quali mette insieme settanta occhi di artisti da lui fotografati (Occhi d'artista, 2000). Infine, Luisa Raffaelli porta avanti un delicato lavoro di autocoscienza, con rimandi letterari, attraverso fotografie di grande formato di modelle e volti femminili affondati all'interno di secchi zincati (My world, 2000).

(vista il 21 settembre 2000)


Campi di Oscillazione
Caraglio (CN), Convento dei Cappuccini.
Fino al 29 ottobre 2000

Curatore: Tiziana Conti.
Orario: dal giovedì alla domenica, ore 15.00 - 19.00
Ingresso: intero Lire 10.000; ridotto: Lire 7.000
Informazioni: Associazione culturale Marcovaldo
(Tel. 0171.610256 / 618260) Catalogo: Ars Nova edizioni, Torino (Lire 35.000)
Contributi in catalogo: Tiziana Conti; Olga Gambari.

Da non perdere: il biglietto consente la visita di altre sei mostre personali di artisti contemporanei allestite in luoghi storici delle vicinanze, radunate sotto il titolo "Creazioni della Memoria".


13/09/00

Robert Doisneau - La dolce vista


A distanza di due anni dalla ampia retrospettiva di Palazzo Cisterna, il mondo di Doisneau torna a proporsi allo sguardo dei torinesi. Gli elementi che lo compongono sono oramai arcinoti, trattandosi di uno degli autori d'oltralpe più apprezzati dal pubblico internazionale per la universalità e semplicità, apparente, delle sue fotografie.

Il valore di Doisneau non risiede certamente nella sua qualità di stampatore, e l'attuale esposizione ne è una riprova, ma nella simbologia che ha saputo trasmettere attraverso le sue immagini. Nei risultati migliori vi è difatti sempre un superamento dell'evento ripreso in direzione della sua valenza ideale. La famosa fotografia "Le baiser de l'Hôtel de ville" del 1950, qui esposta con una vintage print, ne è un esempio lampante, assurta com'è a simbolo dell'innamoramento giovanile e diffusa da anni come poster in tutto il mondo.

In altri casi Doisneau non arriva a risultati altrettanto efficaci ed oggi alcune sue immagini ci appaiono indulgere troppo al bozzetto di genere. In questo senso, la selezione delle 61 opere della mostra, in massima parte comprese tra la metà degli anni Quaranta e la fine dei Cinquanta, non risulta felicissima. Puntando eccessivamente su Doisneau come divertito cantore di una Parigi d'antan, fatta di vivaci quartieri popolari, "poetiche" banlieu e piccoli siparietti comici, si rischia di travisarne l'autentico valore. Per evitare simili fraintendimenti, oltre ad una diversa scelta delle immagini esposte, sarebbe stato auspicabile ripetere l'utile presenza di quell'apparato didascalico con il quale la Fondazione aveva accompagnato le ultime mostre storiche (Bourke-White e Goldbeck).

Va difatti considerato che la Parigi fotografata da Robert Doisneau è così culturalmente lontana da noi che, senza una lettura storicizzata, ci appare troppo vicina all'iconografia banale di cui si nutre l'odierno immaginario nostalgico. Invece la grande intuizione innovativa di Doisneau fu proprio di fotografare ciò che allora era ritenuto senza importanza, di portare alla luce la bellezza nascosta in un sorriso, in un gesto, in cose e ambienti urbani di ogni giorno e di cui nessuno coglieva l'aspetto meraviglioso. Il tutto con un istintivo umorismo di situazione degno del miglior Jacques Tati. Una sensibilità di sguardo, quella di Doisneau, completamente legata al suo modo di vivere da genuino abitante della banlieu. Con la scomparsa dei vecchi sobborghi d'anteguerra, brulicanti di vita, e l'avvento della alienazione metropolitana degli anni Sessanta e Settanta che li avrebbe trasformati in anonimi dormitori, anche la vena creativa del miglior Doisneau si sarebbe lentamente, ma inesorabilmente, esaurita. Più di altri autori, e forse similmente solo ad Atget e Brassäi, Doisneau visse nel tempo, e per il tempo, in cui la sua Parigi è realmente esistita.

(vista il 13 settembre 2000)


Fondazione Italiana per la Fotografia
via Avogadro 4, Torino
(tel. 011.544132)
Ingresso: Intero Lire 10.000; ridotto: Lire 7.000.
Orario:
15.00 -19.00 dal martedì al venerdì.
10.00 - 19.00 sabato e domenica.

Dal 13 settembre al 5 novembre 2000.