20/10/01

Form Follow Fiction

Amy Adler, Ace, 1997. (courtesy Castello di Rivoli)

Il titolo di questa mostra, curata da Jeffrey Deitch, è una parafrasi, peraltro già usata in passato da altri in Francia, del motto modernista Form follows function. Al di là del gioco di parole, l'attuale rassegna prosegue idealmente Post Human, che Deitch curò per il Castello di Rivoli nel 1992.

La scelta dei ventuno artisti invitati ad esporre nella Manica lunga, è tesa ad evidenziare il filone di ricerca che il curatore ritiene trainante nell'ultimo decennio: gli interventi sul confine tra la realtà e la sua rappresentazione.

Le opere chiamate a sostenere la tesi critica di fondo sono in gran parte di forte impatto visivo.

Amy Adler ridisegna la figura umana di sue fotografie personali scattate anni prima, ottenendo un effetto straniante e coinvolgente al tempo stesso. Vanessa Beecroft, stella ormai fissa della costellazione artistica internazionale, propone il suo sadismo freddo con due imponenti gigantografie delle arcinote donne feticcio ed un video nel quale si può goderne i tremolii dovuti alla posizione cui sono costrette. Gregory Crewdson entra negli incubi gotici sepolti sotto il quotidiano americano della banale middle-class con stampe Ilfochrome (127 x 152 cm) visionarie e perfette dal nitore iperrealistico straordinario. Non meno potenti sono le icone degli artisti figurativi come Kurt Kauper, con le sue fiamminghe dive inventate o Margherita Manzelli, che usa anch'essa i colori ad olio con antica maestria per proporre donne deformate ed inquietanti.

Decisamente meno convincente è l'edulcorato mondo tecnomistico delle gigantografie di Mariko Mori. Tra l'altro, questa del gigantismo è ormai una costante dispendiosa e stucchevole che esalta, a volte, soluzioni non così efficaci se viste in dimensioni ridotte. Eccezionale invece la riuscita della sexy eroina robotronica e trasformista di Takashi Murakami esposta in tre modelli a grandezza naturale.

Tra le restanti opere, alcune ricorrono al linguaggio dell'installazione video, come la ricostruzione di Pierre Huyghe, condotta dell'invecchiato protagonista, della rapina del 1972 che ispirò il noto film "Quel pomeriggio di un giorno da cani", interpretato da Al Pacino.

Nell'insieme Form Follow Fiction è un'operazione riuscita e decisamente godibile. Farà discutere senz'altro il criterio seguito dal curatore, soprattutto nelle d'altronde inevitabili esclusioni.

L'unica mia riserva è sull'assunto che la impronta. In fondo, quando mai è esistita una qualsiasi forma d'arte che non fosse allo stesso tempo anche finzione?

(vista il 28 ottobre 2001)


FORM FOLLOW FICTION
17 ottobre 2001 - 27 gennaio 2002
Castello di Rivoli