25/12/01

Il presepe di Vrù


Ho appreso da un trafiletto di stampa che Francesco Berta non festeggerà il Natale 2001. In suo ricordo, ripubblico qui il testo di presentazione di un album fotografico realizzato nel 1990 in 50 copie, con stampe originali in Cibachrome, di fotografie prese a Vrù nell'estate del 1984.

È tutta opera di Francesco Berta.

Questo è il nome dell'autore di un piccolo presepe meccanico dedicato ai mestieri ed alla vita dei montanari. Sessantasei anni, contadino "con qualche bestia", licenza elementare "come tutti ai suoi tempi", Francesco risiede dalla nascita a Vrù, graziosa frazione di Cantòira in Val Grande di Lanzo.

Vrù oggi è abitata tutto l'anno solo da poche persone, per lo più anziane, ma di certo nel passato traboccava di vita, come tante altre borgate alpine. Una vita dura, povera e tuttavia rimasta nel cuore e negli occhi di Francesco; e così i gesti, le attività, gli aneddoti ed i personaggi che hanno accompagnato la sua esistenza rivivono per noi nel presepe di Vrù.

Un'idea nata circa vent'anni fa, forse durante la lunga pausa invernale dei lavori agricoli. Con molta pazienza ed ingegnosità Francesco mise insieme i pezzi del suo presepe: costruì le statuine, le dipinse, le vestì con materiali di recupero e con motorini di vecchie lavatrici diede loro il movimento.

Ancora oggi aggiunge più o meno ogni anno una nuova figurina sempre ispirata ai mestieri scomparsi od alla vita di montagna. Una passione ed uno sforzo certamente meritori che potevano però essere niente più di un estroso esempio della creatività individuale, sul genere delle varie torri di Pisa fatte di fiammiferi, tanto per intenderci.

Invece l'opera di Francesco Berta va oltre. Con serena pacatezza e buon senso montanaro, Francesco ci sta regalando una preziosa testimonianza culturale. Il mugnaio, la lavandaia, l'arrotino ed ogni altro personaggio compiono i gesti caratteristici della loro attività con tale precisione che chiunque porti ancora in sé il bambino che fu, non può non ritrovarsi almeno per un momento all'interno del villaggio di Francesco.

È questo attimo prezioso che dà grande valore al presepe e sempre più persone, spinte da un crescente passaparola, ne rimangono attratte. A Vrù ogni estate aumenta il numero dei visitatori che, accompagnati dalla calorosa cortesia di Onorina, sua sorella, ammirano l'opera di Francesco Berta.

Sembra una leggenda di Natale ottocentesca ed invece è la bella realtà di un degno erede del primo ideatore del presepe, un altro Francesco di un altro paese d'Italia, Assisi, che nel 1223. a Greccio, vicino a Rieti, diede inizio alla tradizione di rappresentare, a Natale, la nascita del Cristo, dapprima con l'intervento di persone e poi con le tipiche statuine.

Spero che le stampe fotografiche originali raccolte in questo album, reso possibile dalla sensibilità dell'Azienda Acquedotto Municipale di Torino, rendano giustizia al lavoro di Francesco Berta e stimolino nel lettore il desiderio di una visita o di un ritorno, se già lo conosce, al presepe di Vrù.


Fulvio Bortolozzo
(Natale 1990)

25/10/01

Levinthal alla Galleria Marella


Il gioco dei bambini è un processo automatico di astrazione. Attraverso i giocattoli… i bambini rappresentano il dramma della vita, riducendone le dimensioni con la piccola camera oscura della loro mente
- Charles Baudelaire, in "A Philosophy of toys", The Painter of Modern Life and other Essay (London: Phaidon Press, 1964)

Per entrare meglio nello spirito dell'operazione di Levinthal, oltre alla citazione che lo apre ritengo interessante estrapolare questo passaggio dal comunicato stampa:

Levinthal inizia nel 1972 fotografando soldatini tedeschi; egli costruisce elaborati set in miniatura con soldatini di plastica ed un assortimento di modellini di costruzioni e veicoli. Successivamente affina sempre più il suo processo creativo esplorando le varie possibilità del mezzo fotografico; giunge così alla scelta dell'utilizzo della Polaroid nel suo massimo formato di stampa, ovvero 20x24 inches (51x61 cm circa). Tale tecnica gli permette di avere un solo e prezioso lavoro "unico" (differenziando ulteriormente il lavoro, poiché nel panorama contemporaneo fotografia è sinonimo di riproducibilità seriale).

In galleria oltre alle Polaroid di Barbie, sono esposte quelle di altre serie: i cowboy in miniatura di The Wild West, 1987-89; il lavoro sul razzismo di Blackface, 1995-96 e la pornografia come specchio della sessualità della società di XXX, 1999-2000.

Per inclinazione personale, basti pensare alle mie serie fotografiche, sono rimasto colpito dalle Barbie giganti, coloratissime e tiranniche deità feticiste, e dalle immagini sessuali della serie XXX, inquieto specchio di mondi interiori che agitano la labile realtà quotidiana.

Levinthal parrebbe introdurre la dimensione del gioco come strada maestra, o forse come l'unica ancora possibile, per ritrovare parti di sé sperdute nei meandri e nei vicoli ciechi della psiche. Forse lungo simili vie il ritrovamento non avverrà mai, ma il viaggio stesso sarà ricompensa sufficiente per chi vorrà compierlo.

(vista il 25 ottobre 2001)


DAVID LEVINTHAL
WHY DO YOU PLAY WITH TOYS?
26 settembre - 27 ottobre 2001
MILANO Marella Arte Contemporanea




20/10/01

Form Follow Fiction

Amy Adler, Ace, 1997. (courtesy Castello di Rivoli)

Il titolo di questa mostra, curata da Jeffrey Deitch, è una parafrasi, peraltro già usata in passato da altri in Francia, del motto modernista Form follows function. Al di là del gioco di parole, l'attuale rassegna prosegue idealmente Post Human, che Deitch curò per il Castello di Rivoli nel 1992.

La scelta dei ventuno artisti invitati ad esporre nella Manica lunga, è tesa ad evidenziare il filone di ricerca che il curatore ritiene trainante nell'ultimo decennio: gli interventi sul confine tra la realtà e la sua rappresentazione.

Le opere chiamate a sostenere la tesi critica di fondo sono in gran parte di forte impatto visivo.

Amy Adler ridisegna la figura umana di sue fotografie personali scattate anni prima, ottenendo un effetto straniante e coinvolgente al tempo stesso. Vanessa Beecroft, stella ormai fissa della costellazione artistica internazionale, propone il suo sadismo freddo con due imponenti gigantografie delle arcinote donne feticcio ed un video nel quale si può goderne i tremolii dovuti alla posizione cui sono costrette. Gregory Crewdson entra negli incubi gotici sepolti sotto il quotidiano americano della banale middle-class con stampe Ilfochrome (127 x 152 cm) visionarie e perfette dal nitore iperrealistico straordinario. Non meno potenti sono le icone degli artisti figurativi come Kurt Kauper, con le sue fiamminghe dive inventate o Margherita Manzelli, che usa anch'essa i colori ad olio con antica maestria per proporre donne deformate ed inquietanti.

Decisamente meno convincente è l'edulcorato mondo tecnomistico delle gigantografie di Mariko Mori. Tra l'altro, questa del gigantismo è ormai una costante dispendiosa e stucchevole che esalta, a volte, soluzioni non così efficaci se viste in dimensioni ridotte. Eccezionale invece la riuscita della sexy eroina robotronica e trasformista di Takashi Murakami esposta in tre modelli a grandezza naturale.

Tra le restanti opere, alcune ricorrono al linguaggio dell'installazione video, come la ricostruzione di Pierre Huyghe, condotta dell'invecchiato protagonista, della rapina del 1972 che ispirò il noto film "Quel pomeriggio di un giorno da cani", interpretato da Al Pacino.

Nell'insieme Form Follow Fiction è un'operazione riuscita e decisamente godibile. Farà discutere senz'altro il criterio seguito dal curatore, soprattutto nelle d'altronde inevitabili esclusioni.

L'unica mia riserva è sull'assunto che la impronta. In fondo, quando mai è esistita una qualsiasi forma d'arte che non fosse allo stesso tempo anche finzione?

(vista il 28 ottobre 2001)


FORM FOLLOW FICTION
17 ottobre 2001 - 27 gennaio 2002
Castello di Rivoli


Kazumasa alla Galleria Cà di Frà

Kazumasa, Senza titolo, 2001. (courtesy Cà di Frà)


Colori puri, forti e luminosi. Forme potentemente archetipiche.

La poesia plastica e cromatica di Kazumasa risiede nella felice sintesi di concezioni occidentali ed essenzialità orientali. In tempi come questi, non può che rassicurare il vedere quanto sia fertile l'incontro tra culture così lontane.

Claudio Composti scrive nella presentazione:
Nella cultura orientale, dietro semplici gesti o quotidiane azioni, si celano antiche regole di esecuzione. Secondo la filosofia Zen, un gesto non è mai "solo" un gesto: fare un tè, tagliare il pesce, richiedono nozione di tempi e movimenti ben precisi, l'arte di disporre i fiori (Ikebana) non è un semplice ornamento della casa, così come la disposizione dei mobili della casa (feng-shui) ed i colori convogliano ed assecondano, se disposti ed usati nel modo corretto, le energie positive. (...)

Partendo da una tradizione così ricca e normatrice, Kazumasa approda al pensiero occidentale, alimentato da visioni e dubbi. Le sue terracotte colorate, i suoi piccoli uomini blu, i pannelli fioriti ed il grande, lieve, quasi sospeso in un'altra dimensione gravitazionale, uomo giallo esposti a Cà di Frà ci interrogano con muta insistenza sul nostro essere qui e ora.

Grazie a Kazumasa, la visita ad una galleria d'arte contemporanea, nata all'interno di un cortile della vecchia Milano d'antan, diventa preziosa occasione di meditazione.

(vista il 25 ottobre 2001)



KAZUMASA
Dal 25 ottobre 2001
Galleria Cà di Frà, MILANO


18/10/01

Artissima 2001

Jean-Pierre Khazem, Volume II, 2001. (courtesy Emmanuel Perrotin, Paris)

Torino Esposizioni
15 - 18 Novembre 2001

L'ultimo cambiamento di sede, dal Palazzo del Lavoro al Torino Esposizioni ha portato fortuna a questa edizione di Artissima.
Successo pieno di pubblico e di presenze espositive. Un decollo già scritto nei numeri: 154 le gallerie presenti, delle quali solo 72 italiane, con interessanti arrivi anche dal Giappone (2) e dall'Australia (1).

La novità più concreta è stato il decollo degli affari, con vendite finalmente in crescita. Sul fronte strettamente artistico si rileva un ulteriore aumento della già massiccia presenza di stampe fotografiche vista nell'edizione precedente. Le tecniche e le finalità sono le più differenti, ma probabilmente la soglia di saturazione è stata raggiunta ed è facile prevedere un prossimo spostamento dell'attenzione degli artisti verso altri mezzi, non esclusi quelli pittorici tradizionali.

Nell'ambito fotografico, aumentano le stampe rigorosamente sovraesposte, secondo l'involontaria moda lanciata poco prima della morte da Luigi Ghirri e portata avanti da autori a lui vicini come Olivo Barbieri o Vitali. Le dimensioni sono sempre più gigantesche, grazie anche alle tecniche di stampa digitale su carta fotografica, sul tipo della Lambda di Durst, ormai giunte ad un alto grado di efficacia. Abbondano anche le riprese "asettiche" di biblioteche e spazi pubblici vari, secondo l'altra moda del momento, lanciata questa volta dagli autori tedeschi con il loro gelido e nitidissimo rigore descrittivo. Di conseguenza trionfa l'uso di fotocamere di grande formato, spesso banchi ottici 20x25.

Tra le tantissime opere presenti, si segnalano in particolare quelle dedicate al confine ambiguo tra realismo e finzione, in sintonia con la tendenza esposta in questi giorni al Castello di Rivoli.

In ultimo un appunto organizzativo.
Nonostante i fatti paiano smentirmi, ritengo che la coincidenza di date tra due importanti manifestazioni come Artissima e Torino Film Festival, non sia un'idea felice. I pubblici sono diversi, ma si sciupa l'occasione di coprire meglio questo periodo autunnale, sfruttando anche più razionalmente l'accoglienza turistica cittadina.

(vista il 16 e 18 ottobre 2001)


13/10/01

Barberi alla Libreria Agorà


Esiste, da qualche parte negli States, un luogo non luogo nel quale pagando un po' di dollari è possibile togliersi di dosso per qualche giorno i panni di una vita normalizzata e lasciarsi andare alle proprie inclinazioni e fantasie identitarie più sfrenate.

Burning Man è il nome con cui questo deserto, in tutti i sensi, è conosciuto. Gli appassionati lo chiamano affettuosamente con il solo acronimo: BM.

In un tale contesto si è calato il fotografo Enrico Barberi che ha avuto il non piccolo merito di evitare un facilissimo reportage urlacchiato sul folklore esibito. Le sue immagini, dai colori attenuati, sono molto curate, nitide e luminose. Il racconto è chiaro, anche se a volte un poco troppo aneddotico, e raggiunge la migliore riuscita nei ritratti in posa accompagnati da una breve dichiarazione pronunciata nell'occasione dai soggetti.

(vista il 13 ottobre 2001)


Burning Man
Fotografie di Enrico Barberi
19 settembre - 27 ottobre 2001
Libreria Agorà
Torino

06/10/01

De Blasi e Moscara ala Galleria Nicola


Il lavoro di De Blasi e Moscara mette in movimento esperienze simboliche primarie. Entrambi pugliesi, residenti a Lecce, e compenetrati nello spirito dei loro luoghi, creano azioni che noi possiamo conoscere solo attraverso la documentazione fotografica curata dagli artisti stessi.

Augusto Pieroni, presentandoli, mette in risalto la loro attività, inserendoli sulla falsariga di quelle "fototensioni", da lui brillantemente individuate nel suo libro omonimo.

In galleria viene presentata un'azione recente, intitolata MATTHRA, e realizzata all'interno di una nuda stanza con il pavimento ricoperto da uno strato di terriccio.
Un ambiente simile è stato installato anche in galleria, cosa quest'ultima che dà modo al visitatore di mettere letteralmente "piede" nel teatro dell'operazione artistica, all'origine delle stampe fotografiche di grandi dimensioni esposte.

Pur riconoscendone il valore simbolico, questo progetto di invasione ambientale risente, a mio avviso, della mancanza di quelle geometrie, luci e colori che caratterizzano gran parte della produzione di De Blasi e Moscara.

Anche se si assegna alla fotografia un ruolo puramente documentario, i valori formali, pur sempre in gioco in ogni tipo di immagine, sono tutt'altro che secondari nella percezione della riuscita o meno di un progetto, per quanto concettuale esso sia.
 
(vista il 6 ottobre 2001)


DE BLASI e MOSCARA
MATTHRA
27 settembre - 31 ottobre 2001
Antonella Nicola TORINO






25/09/01

Ponti, Forese, Turola alla Galleria Toselli

Enzo Forese. Foto: Stefano Cavallo.

Tre artisti con affinità evidenti.
C'è un'impronta poetica e divertita che percorre le opere in mostra: il senso del gioco dell'arte, come antidoto ad una realtà che troppo spesso giocosa non è per niente.
Forse questa è la chiave che induce al sorriso e procura la sensazione di ritrovarsi in uno spazio mentale rilassante. Un habitat finalmente vivibile, illuminato dai piccoli personaggi creati dalla matita semplice ed elegante di Lisa Ponti, sospeso nelle mute pitture in miniatura, quasi dei koan, di Enzo Forese, reso caleidoscopico e multicolore nelle tele di Gabriele Turola.

Un'arte in controtendenza che invece di occuparsi di ciò che non va sul nostro malandato pianeta, supera ogni problema proponendoci un nuovo mondo, ripulito dai guai e dalle ombre del vecchio. Il fascino di questa scelta è aumentato, oltre che dall'ironia consapevole con cui è fatta, dalla semplicità dei mezzi prescelti. Niente high-tech o strabilianti nuovi media, né formati impossibili per le case abitate dai comuni mortali. Solo matite, pennelli, tubetti di colore e, al massimo, qualche batuffolino di cotone.

È proprio per la levità ristoratrice del viaggio appena compiuto, che si lascia l'esposizione con una punta di rammarico. Fuori ci aspetta il solito vecchio mondo e forse non arriveremo al prossimo incrocio senza aver già ripreso a litigarci.

(vista il 25 settembre 2001)


LISA PONTI, ENZO FORESE
GABRIELE TUROLA
Dal 25 settembre 2001
Galleria TOSELLI
Via Mario Pagano, 4
20145 MILANO

Orario: dal martedì al sabato ore 11-19
Telefono: 02.33.61.42.73
Fax: 02.31.80.19.17

06/09/01

Border Stories


Paolo Verzone.

IX BIENNALE INTERNAZIONALE DI FOTOGRAFIA

Questa nona edizione della Biennale, pur dando il giusto merito all'impegno degli organizzatori, suscita qualche perplessità.

Gli spazi di Palazzo Bricherasio non sono i più adatti per esporvi opere di natura molto differente. Per conseguenza, reportages sociali in bianco e nero, sperimentazioni artistiche, lavori concettuali, sequenze narrative, frames video, stampe Fine Art e quant'altro, si assiepano tra loro dando l'idea di trovarsi nella allegra baraonda mercantile dell'Arte Fiera bolognese piuttosto che davanti al frutto meditato di un percorso espositivo.

All'interno delle scelte effettuate, si colgono qua e là alcuni deja vu troppo vicini nel tempo. Come nel caso delle stampine di prova ripescate nei cassetti di Luigi Ghirri ed esposte in primavera da Photology, a Milano. Così come sono già visti, anch'essi di recente da Photology, i lavori di Jack Pierson.

Ripensando alle prime edizioni, si assiste ad un'involuzione della presenza sul territorio torinese di eventi collaterali importanti, ridottisi ad un omaggio a Tazio Secchiaroli (nella sede della Fondazione, in via Avogadro 4) e al reportage di Börje Tobiasson su Gerusalemme (Galleria San Filippo).

Lungi quindi da echi di Biennali veneziane, siano esse d'arte o di cinema, non resta che pescare qua e là qualche autore secondo le personali inclinazioni.

La divertita "Veronica" di Pilar Albarracín; le intense gigantografie di Année Olofsson; i suggestivi pannelli di gusto multivisivo di Stephen Roach; la sequenza della bocca di Pierandrea Galtrucco; il reportage afgano-pakistano di Paolo Verzone, vincitore del Premio Canon 2000 come miglior portfolio; i terribili volti senza occhi e bocche di Aziz+Cucher; il glamour sguaiato, e un poco ruffiano, di Rankin; le foto miniate da calligrafia araba di Shirin Neshat; il muro "alfabetico" di seni esagerati e guanti neri di Annie Sprinkle.



Pilar Albarracín

Un omaggio a Mario Giacomelli, scomparso nel novembre scorso, era d'obbligo. La scelta è felicemente caduta sulla drammatica serie della macellazione bovina.

Merita una segnalazione a parte la piccola, ma molto interessante, sezione dal titolo "Paradisi Artificiali", con coloratissime opere tra cui spiccano quelle di Luis Gispert e Micha Klein.

In ultimo, ci voleva anche uno spazio per i nuovi autori. Come conciliare però budget e futuro? Con tre monitor da vedere in piedi, stretti tra il blocco scale e la gente che vi passa davanti. Molto meglio allora guardarseli a casa propria, collegandosi al sito della Fondazione.

(vista il 5 settembre 2001)



Micha Klein


Border Stories
IX Biennale Internazionale
di Fotografia
6 settembre - 7 ottobre 2001

Palazzo Bricherasio
Via Lagrange 20, Torino

Orario
artedì - Domenica: 11:00 - 23:00
Lunedì: 15:00 - 23:00

Ingresso
Intero Lit. 12.000 - ridotto Lit. 10.000

Info
Fondazione Italiana per la Fotografia
Tel. 011 544 132   Fax 011 548 963

Autori esposti
Marco ANELLI - Franco PAGETTI - Agnese PURGATORIO - Stefano DI MARCO - Antonio BIASIUCCI - Zed NELSON - Nicola DEMOLLI CRIVELLI - Jack PIERSON - Kurt MARKUS - Luigi GHIRRI - Pierandrea GALTRUCCO - Mario GIACOMELLI - Aziz + Cucher - Christine De GRANCY - Willie DOHERTY - Merry ALPERN - Elena V. NEMKOVA - Stephen ROACH - Sakiko NOMURA -Tomas MUSCIONICO - Antoine D'AGATA - RANKIN - Kinke KOOI - Marc QUINN - Marina NUÑEZ - Luis GISPERT - Micha KLEIN - Fabio PALEARI - Daniele BUETTI - Sandy SKOGLUND - Silvie DEFRAOUI - Isabella GHERARDI - Shirin NESHAT - Sophie CALLE - Eva LOOTZ - Milagros DE LA TORRE - Letizia CARIELLO - Marta Maria PEREZ BRAVO - Paolo VERZONE - Mona HATOUM - Marina ABRAMOVICH - Annie SPRINKLE Pilar ALBARRACÍN - Anneè OLOFSSON - Jurgen KLAUKE - Maria Teresa GAVAZZI - Francesco PIGNATELLI - Philip TSIARAS.

Realizzazione
Fondazione Italiana per la Fotografia.

Direzione e cura
Denis Curti.



Année Olofsson



01/07/01

I COLORI DI SAN GIORGIO


Fotografie basate sui rilievi cromatici
di Maria Luisa Ellena

Presentazione:
2001, municipio di San Giorgio Canavese (TO).

I COLORI DI SAN GIORGIO
R-prints in edizione speciale per il Comune di San Giorgio Canavese
©2001 Fulvio Bortolozzo


Renato Brazzani, totem e trofei


Conosco Renato Brazzani da oltre un quarto di secolo.
Fin dai tempi del Liceo Artistico, quando cercava di insegnarmi la lezione di Alvar Aalto. Per non parlare dei pomeriggi passati nel suo studio abitazione di via Clemente a filosofeggiare di arte e vita.

Renato è stato importante per la mia formazione intellettuale ed artistica. Mi ha suscitato curiosità e domande che ancora oggi danno frutti, anche se lui continua a sostenere che, invece di fare ciò che faccio, avrei dovuto continuare a fumettare o tentare la via del cabaret.

Vari critici, tra cui De Micheli, i Dragone padre e figlio, Poli, Mantovani, si sono occupati dei suoi diversi periodi, da quello iniziale dedicato ad Arthur Rimbaud, passando per la lunga e bella stagione delle anamorfosi che trovò uno dei suoi apici nell'Autoritratto americano, sino agli attuali eleganti feticci di un immaginario neotribalismo.

Nulla potrei aggiungere a quanto altre e migliori penne hanno già scritto su Renato Brazzani. Mi sento tuttavia di poter affermare che la sua arte non è stata ancora apprezzata come si dovrebbe.

Per questo motivo, invece di pubblicare il comunicato stampa sull'antologica di un artista italiano all'estero, preferisco rendergli omaggio dal Mocambo, auspicando che il pubblico tedesco possa accoglierlo con la simpatia e l'interesse che merita pienamente.



Inaugurazione:
1° agosto 2001, ore 20.

Renato Brazzani
Totem e trofei

2 agosto - 2 settembre

BBK Bundesverband
Bildender Künstler Stapelhaus
Frankenwerft 35, Eingang Mauthgasse
D-50667 KÖLN (Colonia)

Orario:
Lunedì - venerdì 10-13 14-17.
(Martedì orario prolungato sino alle 20)

Saranno esposti 22 lavori,
la maggior parte di grandi dimensioni o installazioni.

Gli scritti in catalogo sono di
Claudia Cassio e Pino Mantovani.



21/06/01

Daniela Allosio a Condove


IL PELLEGRINO ROCCO
ATTRAVERSA LA FORESTA

Daniela Allosio incontra la vicenda di un santo molto venerato in Piemonte. Rocco, il generoso viandante di San Giacomo che soccorse tutti gli appestati che incontrò e, quando la morte nera lo assalì a sua volta, venne aiutato solo da un cane.

La peste fu una sorta di maledizione biblica che rese il morire trionfante sul nascere. Un fascino morboso, dorato e maledetto dovette emanare dal paesaggio attraversato dalla pestilenza. Un deserto esistenziale e metaforico che la Allosio ha intriso di colore, spezzato, materico sofferto e splendente. C'è qualcosa di eroico e disperato insieme negli impasti attraversati dalla peste pittorica dell'artista valsusina. Analogie del sentire che trasportano nell'esperienza estetica la narrazione leggendaria.



Inaugurazione il 21 Luglio dalle ore 20.
Alle 21:30 concerto di chitarra classica di Frédéric Zigante.



Daniela Allosio
22 - 30 luglio 2001
Chiesa di San Rocco
Condove (TO)

Orario:
20 - 22:30, tutti i giorni.



12/05/01

Lambie alla Galleria Franco Noero


L'impatto è sconcertante sin dalla vetrina, prima ancora di suonare il campanello per entrare. Il pavimento della galleria è completamente ricoperto da lunghe strisce di nastri adesivi di quattro colori (oro, argento, nero e bianco) tra loro alternati dall'artista durante la posa seguendo ogni minima variazione del perimetro.

Su questa superficie ipnotica, Lambie inserisce oggetti ispirati alla sua esperienza di disc-jockey e al clima pop dell'arte e della musica anni '70: un poster montato su cartone e piegato sui bordi; cinture animate come allegri serpenti; colorati sacchetti della spesa appesi alla parete dai quali sono colate sul pavimento le vernici a smalto che contenevano, anch'esse coloratissime; ciglia finte di inusitate dimensioni; due copertine di 33 giri strappate, un bastone multicolore.

L'insieme dell'installazione riesce effettivamente ad indurre l'alterazione percettiva fortemente ricercata dall'artista. In questo senso Lambie, si dimostra sicuro padrone dei suoi mezzi espressivi, per quanto minimali e bizzarri essi siano.

JIM LAMBIE è nato a Glasgow nel 1964. Attualmente vive e lavora tra Glasgow e New York. Ha al suo attivo personali e collettive in varie città d'Europa e degli States. In Italia ha esposto da Sonia Rosso a Pordenone ed ora, per la prima volta, a Torino.

(vista il 12 maggio 2001)



JIM LAMBIE
Dal 3 maggio al 16 giugno 2001

Galleria FRANCO NOERO
Via Mazzini 39a, Torino

Tel./fax: +39.011.882.208
Orario: dal martedì al sabato 15:30 -19:30.

31/03/01

Nòssi Ràis


32 pagine   formato 17x24 cm
27 fotografie a colori
©2001 Fulvio Bortolozzo

La volontà di un uomo appassionato ed instancabile è il segreto che ha permesso il recupero e la conservazione di tanti oggetti dimenticati, ma carichi di vita.

A San Giorgio Canavese, il signor Giuseppe (Gep) Dorma ha pazientemente acquistato e raccolto, negli anni, ogni cosa che potesse parlare ai suoi occhi della San Giorgio d’antan.

Da questa amorevole raccolta, donata al Comune di San Giorgio nel 1997, è nato il Museo Civico Nòssi Ràis (Le nostre radici), che ha trovato degna sede nella casa natale dello storico sangiorgese Carlo Botta (1766-1837).

Le notizie contenute in questa pubblicazione vogliono essere d’aiuto per rievocare il contesto in cui sono stati adoperati gli oggetti esposti.

Nòssi Ràis
Il Museo Civico di San Giorgio Canavese
è in distribuzione al Museo Civico, via Campeggio 8,
e negli uffici del Municipio in via Dante 25.





20/03/01

Artenero, collettiva a Torino

Fulvio Bortolozzo, dalla serie "Alphaville", Nizza, 2000.

L'ARTIFICIO e ARTENERO
inaugurano il nuovo spazio espositivo con opere di:

ALLOSIO, BORTOLOZZO, DANIELE, MEMEO, MAFRICA, MOLINARI, PERSICO, RANNO, SACCHETTO, SALVATI, TRUCANO, ZANDIRI, ZUCCARELLO.

ARTENERO scende in città.
Dopo l'apprezzata attività svolta a favore dell'arte contemporanea nell'ambito della Valle di Susa, l'associazione culturale guidata da Gian Franco Mossa tenta l'avventura torinese grazie alla collaborazione con L'Artificio, dinamica realtà imprenditoriale attiva nel settore dell'antiquariato e del restauro.

In occasione dell'apertura del locale destinato ad ospitare la programmazione espositiva, si inaugura una collettiva con opere di tredici artisti. Tra di essi nomi legati alla storia di ARTENERO, ma anche outsider come Fulvio Bortolozzo, editore e fotografo torinese alle sue prime prove galleristiche dopo i molti anni dedicati alla professione.

Per favorire gli invitati, l'inaugurazione sarà doppia:
venerdì 20 e sabato 21 aprile 2001, dalle ore 18.

Dal 20 aprile al 12 maggio 2001.

L'Artificio, Corso Casale 128/F, Torino.
Orario: dal martedì al sabato 10-13 15-20.
 (il venerdì sino alle 23)
Domenica e lunedì chiuso.
Telefono: 011.813.0758.

06/03/01

A tavola con i libri


Regione Piemonte
Provincia di Torino

Comunità Montana Dora Baltea Canavesana
Comune di Quincinetto

6ª Mostra Mercato
dell'Editoria Canavesana

A TAVOLA CON I LIBRI

6-7-8 aprile 2001

Salone delle Feste e delle Tradizioni
Via XXV Aprile, 2
QUINCINETTO (TO)

Orari:
Venerdì 6 Aprile, ore 20:30.
Sabato 7 Aprile, dalle ore 15 alle 23.
Domenica 8 Aprile, dalle ore 10 alle 22.

INGRESSO GRATUITO

Per ulteriori informazioni:
Comunità Montana Dora Baltea Canavesana
tel 0125.658104 - fax 0125.658.510


IL PROGRAMMA

Venerdì 6 Aprile
ore 20:30

Nella deliziosa cornice barocca della chiesa di Santa Marta in Quincinetto, si terrà la cerimonia di apertura della Sesta edizione della Mostra Mercato dell’Editoria Canavesana.
La Comunità Montana Dora Baltea Canavesana sarà rappresentata dal suo Presidente Giulio Roffino e dall’Assessore alla Cultura Luca Bringhen.

A seguire, gli intervenuti potranno assistere alla trascinante esibizione del coro gospel Quincy Blue Choir diretto da Paola Mei, il cui bel repertorio di canti religiosi trarrà la massima suggestione dal luogo dell’evento.


Sabato 7 Aprile
ore 15 - 23

Nel Salone delle Feste e delle Tradizioni di Quincinetto si aprirà la più grande libreria del Canavese, con l’intervento diretto degli editori che presenteranno i loro cataloghi al gran completo al pubblico dei visitatori. Un’occasione unica per poter sfogliare, confrontare ed acquistare i libri esposti.

Per la prima volta, all’ingresso del salone, saranno radunati in una bacheca tutti i titoli dati alle stampe dagli editori presenti a partire dall’aprile del 2000 fino a pochi giorni prima dell’apertura di questa edizione della Mostra Mercato. Un’utile anteprima per capire subito quali e quante sono le novità proposte in mostra.

Una ampia mostra itinerante su Pietro Corzetto Vignot (1850-1921) consentirà di avvicinare l’avventurosa figura di questo coraggioso poeta e inventore ruegliese.

La fotografia avrà anch’essa un suo spazio importante con la presenza delle opere di alcuni validi autori, dedicate al paesaggio e al territorio canavesano.

Durante la giornata si susseguiranno nell’area apposita le presentazioni di libri e autori organizzate direttamente dai loro editori, imperdibile occasione per dare un volto e una voce ai nomi che leggiamo sulle copertine.

Nello spirito del tema di quest’anno – A TAVOLA CON I LIBRI – sotto i portici di accesso al Salone delle Feste e delle Tradizioni sarà presente una simpatica teoria di gazebo dove i produttori proporranno all’acquisto ogni sorta di prelibatezze locali: dai vari formaggi e salumi ai migliori vini, erbe officinali, dolciumi e torte. Un piccolo ristorante allestito per l’occasione e la presenza delle miasse fatte al momento completeranno la ricca offerta per i palati dei visitatori.

Infine, alle 21, Lo Zodiaco di Caluso presenterà Virginia delle ombre, originale spettacolo teatrale, recitato tra gli stand, dedicato alla affascinante figura della Contessa di Castiglione.


Domenica 8 Aprile
ore 10 - 22

Nuovo orario continuato per la domenica, così chi vorrà potrà sfruttare le ore del pranzo per godersi l’esposizione senza un eccessivo afflusso di pubblico, vecchio trucco dei visitatori più esperti di mostre e fiere.

Continueranno le presentazioni editoriali, con il programma comunicato all’ingresso, e durante il pomeriggio arriverà ad allietare i presenti la Fanfara Patelavax che percorrerà la mostra e i portici esterni con le sue allegre musiche tradizionali. I gazebo non avranno sosta nel proporre di che mordere agli appetiti dei presenti

Alle 20,30, avverrà la premiazione del vincitore del concorso LA PORTA BALTEA. Grande novità di quest’anno, è un concorso rivolto a tutti i neo laureati che abbiano realizzato una tesi di laurea sulla Comunità Montana Dora Baltea Canavesana in tutti i suoi molteplici aspetti dal territorio, alla cultura, al turismo, all’ambiente.
Il concorso è finalizzato alla costituzione di una documentazione scientifica permanente valorizzando al contempo l’opera dei giovani ricercatori.

Alle 21 la Mostra mercato riceverà un visitatore d’eccezione come Bruno Gambarotta, apprezzato conduttore televisivo e radiofonico, autore ed attore di cabaret, collaboratore de La Stampa oltre che autore di vari romanzi di genere giallo-ironico.


Lo staff che muove la Sesta Mostra Mercato dell’Editoria Canavesana è composto da:

Fulvio Bortolozzo - coordinamento;
Alessandra Ferraro - ufficio stampa;
Carmen Ghirardo - logistica.



22/02/01

Obiso alla Galleria Cà di Frà


Mostra a cura di
Franco Toselli e Gianfranco Composti.

Inaugurazione il 22 marzo 2001 alle ore 18.

Enzo Obiso insegue un ideale di bellezza.
Il suo teatro mentale è predisposto sempre più efficacemente per questo inseguimento. Negli anni, la costante osservazione dell'esistere e l'assoluta attenzione ad ogni sviluppo formale, per quanto impercettibile fosse, dello scorrere quotidiano hanno allenato l'artista alla difficile pratica della messa in luce, dello scavo attorno all'evento per liberarlo dalle impurità che ne sommergono le rivelazioni estetiche più segrete.

Luce, nient'altro che luce, metaforicamente richiamata dalla lampadina al contrario che campeggia sugli inviti della mostra. Luce e sguardo, meditazioni istantanee di un occhio mediterraneo nato in Sicilia, nei pressi di Selinunte. Enzo Obiso porta in sé eredità arcaiche e non deve far altro che esprimerle. Un occhio carico di storia, non appresa, non acquisita da letture erudite, ma vissuta, succhiata alla sua terra. Tutto ciò non basterebbe ancora. C'è di più, c'è Torino, una città che ha conosciuto l'opera di fotografi di straordinaria sensibilità formale e coinvolgimento esistenziale, come Mario Gabinio, Carlo Mollino, Giorgio Avigdor. L'eredità torinese, raffinata, misurata ed elegante, si esprime in ogni immagine di Enzo Obiso.

Nelle stampe fotografiche presenti in mostra l'ideale inseguito si lascia catturare per pochi attimi e subito fugge avanti, su binari in disuso, sui corpi di donne dagli improbabili esotismi visionari o trasformate in archetipi di una femminilità senza tempo, nella bassa luce di due applique, tra angioletti dimenticati che forse sorreggono le nostre coscienze cariche di nostalgie.

Sorride Obiso, sorride lievemente di tutto il movimento che sa creare con la sua negromantica abilità di stampatore. Lo vedo sorridere anche ora, mentre tento di dare parole all'inesprimibile della sua arte. Lui sa, nel suo intimo che l'inseguimento è fittizio, la preda non ha scampo, l'ideale è suo al minimo volerlo. La bellezza non può sfuggire un simile cacciatore antico, deve arrendersi alle sue trappole ogni volta diverse. Questo dono, questa capacità, quasi genetica, di rinnovarsi sempre senza tradirsi, è ciò che non smetterà mai di incantare chiunque sappia cogliere la bellezza che Enzo Obiso continua a rivelare in ogni minima piega, luce, anfratto della realtà visibile.


Dal 22 marzo al 14 aprile 2001.

CÀ DI FRÀ
Via Carlo Farini, 2
20154 MILANO

Orario: 10-13 15-19 nei giorni feriali.
Telefono e fax: 02.29.00.21.08


20/02/01

Rizza al Teatro Araldo


Nelle fotografie riunite dal titolo Istanti di me, Paola Rizza prosegue la sua indagine sulla tecnica della Polaroid manipolata. Tecnica rischiosa che facilmente costringe gli artisti in una sorta di hortus conclusus meraviglioso, ma meramente virtuosistico.

Non è questo il caso di Paola Rizza, la quale non si affida tanto all'effetto in sé, quanto alla necessità di imprimervi il proprio inarrestabile flusso inconscio.

Il viaggio affascinante che l'artista compie, nei pochi momenti concessi dal materiale per la sua manipolazione, è espressione di una tensione estrema accumulata nelle fasi preparatorie, costantemente impiegate nella ricerca e messa in scena degli oggetti adatti alle sue drammaturgie psichiche.

Paola Rizza si offre quindi allo sguardo del visitatore attraverso pochi movimenti, accompagnati dal suo autoritratto, come a ricordarci che, pur passando attraverso forme del quotidiano, slanci onirici e figure floreali, sempre di parti di lei si tratta: le più invisibili all'occhio umano.


Paola Rizza
Istanti di me
Dal 20 marzo al 21 aprile 2001.

Foyer del Teatro Araldo
Via Chiomonte 3, Torino.

Orario: Si prega di telefonare allo 011.331.764 per informarsi sui giorni e gli orari di apertura della mostra.

Faita alla Galleria Toselli


Inaugurazione il 20 marzo 2001 alle ore 18.

La fortissima luce bianca in cui è immersa la galleria è perforata da un carosello di colori proveniente dalle pareti anch'esse bianchissime.
Con questa prima impressione cromatica il visitatore entra direttamente nel cuore del lavoro di Faita: un artista immaginifico capace di insinuare per ogni dove le tracce colorate della sua fiabesca meraviglia.

Il corpus principale della mostra è costituito da stampe fotografiche a colori di formato 10x15 raffiguranti ambienti ed oggetti del quotidiano di Faita, spesso composto da un piccolo appartamento che diventa un universo da viaggiare. Sui dettagli isolati dalla fotocamera, Faita inserisce il colore dato a pennello per rafforzare le sensazioni o crearne di inattese. Non contento, in qualche caso prepara dei teatrini con i propri disegni messi in scena alla stregua di personaggi fantastici o come fittizie coperte o ancora come panni stesi ad asciugare. L'insieme sviluppa un racconto impossibile, pieno di sorprese, che coinvolge l'osservatore nel tentativo di sviluppare il gioco di rimandi avviato dall'artista.

Ad accompagnare le fotografie vi sono oggetti ricavati dagli scarti del massello di faggio impiegato nella produzione dei calci per i fucili. Poligoni irregolari ricoperti dalle campiture coloratissime e squillanti dell'acrilico o dalla matericità sofisticata dell'olio.

Infine il disegno, sempre espresso con segni cromatici, occupa un suo spazio con alcune figure tra cui spicca un pugile con due rosse mele al posto dei guantoni.

Siano oggetti, disegni o fotografie Faita è comunque sempre lì, con il suo arco ben teso, intento a scagliare ogni freccia artistica possibile verso la mente dell'osservatore immobilizzato dalla sua tavolozza incantatrice.


Bonomo Faita
Dal 20 marzo 2001 al 14 aprile

Galleria TOSELLI
Via Mario Pagano, 4
20145 MILANO

Orario: dal martedì al sabato ore 11-19.
Telefono: 02.33.61.42.73
Fax: 02.31.80.19.17

04/01/01

Luigi Ghirri


Il passaggio attraverso la fotografia di Luigi Ghirri si è consumato nell'arco di venti anni. Un tempo breve, ma sufficiente a farlo diventare uno dei venti fotografi più significativi del XX secolo, secondo i curatori della mostra Photographie 1922-1982 tenutasi a Colonia nel 1982. Comunque lo si voglia riconoscere, il ruolo da lui rivestito nella fotografia contemporanea è certamente stato rilevante e lo attesta il cambiamento che ha impresso al mondo di rappresentare il paesaggio nel corso degli anni Ottanta e in genere alla fotografia italiana dell'ultimo quarto di secolo.

Massimo Mussini

LUIGI GHIRRI
Antologica 1972-1992

Dal 4 febbraio al 25 marzo 2001

A cura di Massimo Mussini

Comune di Reggio Emilia
Assessorato alla Cultura e Sapere
Provincia di Reggio Emilia
Assessorato alla Cultura e al Turismo

Biblioteca Panizzi - Palazzo Magnani
Orari: 10.00 - 19.00; lunedì chiuso
Informazioni: 0522.454.437 / 0522.459.406
Internet: http://www.palazzomagnani.it
Ingresso: L.10.000 (intero), L.8.000 (ridotto), L.5.000 (scuole).